Fotografare le automobili in location

The Bugatti sessions 1991-2009

Questa è la prima di un ciclo di lezioni per Manfrotto sulla ripresa fotografica.  Lezioni pratiche che faranno riferimento a veri lavori. Potrete vedere come sono state realizzate fotografie che magari conoscete bene, inoltre imparerete tecniche professionali nei più svariati settori della ripresa. Cosa molto importante, attraverso video, fotografie e schemi avrete la possibilità di entrare nei backstage di importanti lavori.


 

Lezione 1- Fotografare automobili e grandi oggetti riflettenti in location

La prima volta che ho fotografato automobili, nel 1991 è stato per un incarico di Bugatti Automobili e Franco Maria Ricci di fotografare le Bugatti degli anni venti e trenta per un libro, Divina Bugatti, che successivamente è diventato una pietra miliare nell’editoria di automobili.
La situzione mi costrinse a partire in salita. Dovevo infatti fotografare in location al Musée National de l’Automobile a Mulhouse, Alsace.

atalante_wassmer

Bugatti Type 57S Atalante – Chassis 001 (1931) – Proprietario, Franz Wassmer, Svizzera- Schema luci 1. Per un’incredibile coincidenza il padre era il proprietario dell’Atalante che avevo fotografato diciotto anni prima, le cui foto presento nella prima parte della lezione.

 

Nel 1991 lavoravo per la Bugatti Automobili. Un giorno Franco Maria Ricci, che da molto tempo aveva in animo di celebrare il mito Bugatti, propose a Romano Artioli, patron della Bugatti di dedicare uno dei suoi prestigiosi libri. al mitico marchio. I due si accordarono e la cosa andò in porto. Com’era prevedibile, Artioli parlò a Ricci del “fotografo più bravo del mondo”, caldeggiandogli la mia candidatura per il lavoro. Quest’ultimo, com’era altrettanto prevedibile, arricciò il naso. Io ho i miei fotografi di fiducia” sbottò cercando di abbozzare un sorriso. Tuttavia Artioli insistette al punto che Ricci non poté rifiutarmi un incontro: “Vada su e faccia qualche scatto, poi vedremo”, mi liquidò.

In una fredda notte alsaziana

Partii armato fino ai denti: 145 diversi accessori nel bagagliaio di una station wagon. Da mesi avevo studiato in ogni dettaglio come costruire uno studio mobile intorno ad una Bugatti, in location. Prima di violare il luogo del culto, feci una prova: in un capannone che mi ero fatto prestare fotografai una Lancia Tema. O.K., decisi di andare avanti. Arrivai al Musée National de l’Automobile, a Mulhouse, in Alsazia. Iniziai la maratona notturna. Nell’atmosfera sospesa, nel silenzio raggelante, guardavo in faccia la Divina. Mi tornavano in mente i racconti di Hemingway: il toro o il leone immobili prima della carica. Quasi temevo che per chi sa quale sortilegio quei muscoli d’acciaio esplodessero all’improvviso la loro potenza e la belva mi investisse come una locomotiva. Ero in preda al parossismo, mi sentivo la febbre. Come un automa, scattavo e scoprivo le polaroid. Le guardavo ma non riuscivo a vederci dentro. La stanchezza e la tensione rendevano ogni cosa drammatica. “Cosa diavolo ci faccio in Alsazia, nel cuore della notte, nel buio di un museo? Perché non me ne sono stato a casa mia?”.

Bugatti_Royale

Bugatti Type 41 Royale Coupé Napoléon, l’auto personale di Ettore Bugatti, In cima al radiatore l’elefante rampante creato dal figlio Rembrandt, simbolo della Bugatti. Veniva usato solamente sulle auto di maggior lusso, la Royale e la Petit Royale. Courtesy: Musée National de l’Automobile, Mulhouse, France Camera: Plaubel 4×5 – Lens: Rodenstock Makro Sironar 300- 15 sec. f 45 – Film: Fuji 64T

 

La svolta

All’improvviso la svolta: scoprii l’ennesima polaroid, ma questa volta ebbi il coraggio di guardarla con l’occhio del fotografo. La riconobbi, era Lei, la Divina in tutto il suo raggiante splendore, e sembrava proprio dirmi “Sono tua. Solo tu hai saputo possedermi”. Iniziai a piroettare come i mulatti del Carnevale di Rio, la stanchezza era sparita in un istante, “E’ fatta, è fatta”, echeggiò la mia voce nel museo. Avevo la situazione in pugno. Ero saltato in groppa al purosangue e lo cavalcavo come un pellerossa. Arrivai da Franco Maria Ricci emotivamente freddo come il più spietato dei killer. Sapevo di trovarmi di fronte a quello che probabilmente era il più raffinato editore di cui il mondo avesse esempio, ma sapevo che non potevo fallire: se l’uomo aveva una sensibilità – e non poteva essere altrimenti – il mio lavoro non lo avrebbe potuto lasciare indifferente.

La presentazione a Milano

Ricci mi ricevette con un sorriso più amorevole che di cortesia, di quelli che si fanno a un bambino che ci mostra il suo disegno. Quando i suoi occhi si posarono sulla prima foto, il suo volto cambiò espressione e parve riempirsi di luce. “Ma… sono illuminate!”, esclamò quasi sottovoce, come parlando con sé stesso. “Certo, che sono illuminate, vuole che le porti foto spente ?”, dissi gioviale e divertito, mentre mi pareva di vedere me stesso e tutta quella scena come dal di fuori, come fossi stato lo spettatore di un film. Vidi Franco Maria Ricci alzare il telefono: “Vieni a vedere una cosa sensazionale!”, poi lo vidi mentre spalancava la porta e riempiva di eccitazione i corridoi: “Chiama gli altri, dì che vengano tutti nel mio ufficio!”. Con fare concitato, di fronte ai suoi collaboratori che mi guardavano come fossi stato Nembo Kid, mi propose i servizi più incredibili: sul Barocco spagnolo, sulle armature, sulla città di Parma, sugli ebanisti francesi. In poche parole, mi aveva già assegnato tutti i suoi successivi progetti.
Insomma, avevo impressionato Franco Maria Ricci, il re dell’estetica. Io che fino a pochi anni prima sapevo solo impressionare una pellicola.

Back the stage

Per questa prima lezione vi parlerò di due differenti lavori su Bugatti. Il primo, realizzato in pellicola, del 1991 per “Divina Bugatti”, edito da Franco Maria Ricci, uno dei più raffinati editori italiani. Il secondo del 2009 all’International Bugatti Meeting ia Castiglione della Pescaia, Maremma. Qui ho scattato in digitale usando l’Hasselblad H3DII-39 MS.

L’ormai mitico backstage di Divina Bugatti al Museé National del l’Automobile a Mulhouse in Alsazia.
Prima di scattare la foto ho modificato la posizione degli spot per non rivelare i miei segreti professionali. La vera posizione delle luci era quella degli schemi 1 e 2, presentati più avanti e comunque molto simile a quella delle foto di backstage a Castiglione. A seconda del soggetto usavo da quattro ad otto punti luce.

Divina Bugatti 1991

Il concetto di base è molto semplice. Un telo bianco molt teso, più grande possibile, con due/quattro luci, possibilmente spot, direzionate verso il fondo del telo per disegnare le curve dell’auto e dare “emozione”. Altre due luci, spot o flood puntate sulla parte anteriore del telo per dare una luce piatta e colore. Miscelando adeguatamente le luci di silhouette e di riempimento, si crea un’infinita quantità di rapporti tonali. Tutte le luci sono usate per riflessione.”

A Mulhouse, nel 1991 e a Castiglione, nel 2009, il grande protagonista è stato I’Avenger Butterly Modular Frame; è uno dei miei cavalli di battaglia. Equipaggiato con uno speciale telo bianco normalmente usato nel cinema per dipingere gli sfondi, lo uso come un immenso soffitto riflettente. Assieme alle mie luci spot mi consente un crontrollo estremamente fine della luce in location. Il Butterfly di Avenger è modulare, veloce da montare e smontare e trova comodamente  posto, assieme alle luci nel bagagliaio di una normale station-wagon. Normalmente uso il modello di 6mtx6mt

Nel grafico potete vedere l’impostazione di base delle luci. Due/quattro posizionate per riflettenza nella parte posteriore del Butterfly per dare disegno. Due sulla parte anteriore per dare luce di riempimento.

Questa è una Bugatti Atalante. Il suo primo propretario fu Wassmer che la vendette a Fritz Schlümpf per il suo Museo dell’Automobile.
Per l’immagine di destra ho usato solo le luci di disegno, e cioè lo schema 1 che in questo caso ha prodotto un’immagine di forte impatto grafico ed emotivo: per quella di destra ho semplicemente aggiunto le luci frontali lasciando inavariate le altre; vedi schema 2.
Camera: Plaubel 4×5 – Lens: Rodenstock Makro Sironar  300- 35 sec. f 64 – Film: Fuji 64T

atalante_fronte

Qui la stessa Atalante vista di lato, illuminata con lo schena 1, tenendo il butterfly bassissimo e con l’aggiunta di due pannelli laterali. Notate il controllo estremamente fine della luce consentito da questo sistema, molto più modulabile ad esempio di quello a luce bank ed ancora più condiderevole in location, senza i comfort di uno studio specializzato. Camera: Plaubel 4×5 – Lens: Rodenstock Makro Sironar 300- 3 sec. f 22 – Film: Fuji 64T

 

 

The Bugatti Glamour 2009

Il Bugatti International Meeting 2009, organizzato dal Bugatti Club d’Italia e da 2fast4you, si è tenuto a Castiglione dell Pescaia dal 23 al 30 maggio. Il raduno celebrava il centenario di fondazione della Bugatti ed ha portato in Maremma 120 Bugatti e rispettivi equipaggi diventando il più grande raduno Bugatti di sempre. Una straordinaria esperienza umana e professionale per me.

Per quanto riguarda l’illuminazione, diciotto anni dopo nulla di migliore era disponibile. Così, per fotografare le Bugatti ho usato di nuovo il Butterfly di Avenger. Qui sotto vi presento alcune immagini qui realizzate ed i loro backstage.

Bugatti Type 40 (1931)

type_40

Bugatti Type 40 (1931) – Proprietario, Ivanno Frascari – Schema luci 2,molto simile a quello di “Divina Bugatti”. Hasselblad H2DII 39MS in modalità Multi Shot – zoom lens HC50-110 at 105 – 3.2 sec. f 11

 

 

bugatti_backstage_03 

 

 

 

Bugatti Type 37A, “Flighty” (1928)

Bugatti Type 37A, “Flighty” (1928) – Proprietari:Frederica and Simon Fitzpatrick, Guernsey – Schema luci 2 con luce di riempimento ridotta e l’aggiunta di una luce diretta che ha aggiunto forza espressiva e tridimensionalità. Notare il pannello di protezione dell’obbiettivo dal forte controluce.

Hasselblad H3DII 39MS in multi shot mode – zoom lens HC50-110 at 105 – 4 sec. f 18

Bugatti Type 40 (1926) – Bugatti Type 44 (1928)

Backstage BugattiBugatti Type 40  (1926) – Proprietario: Gio.Ve:Old.Cars. Auto differente rispetto all’auto sotto, ma stesso schema luci.

Sotto, Bugatti Type 44A – Proprietari, Philippe e Frederique Jaillon, Francia. Schema luci 2. illuminare un’auto su fondo nero è difficile, più difficile ancora un’auto nera su findo nero. Ho dovuto perciò realizzare più scatti per rendere al meglio il vetro frontale, quello laterale, la fiancata, la silhouette dei parafanghi. I vari livelli sono poi stati uniti in Photoshop.

Hasselblad H3DII 39MS in multi shot mode – zoom lens HC50-110 at 100 – 4 sec. f 16 – Vari livelli uniti in Photoshop.

Bugatti Type 44

 

L’attrezzatura usata a Castiglione.

Treppiedi e teste

1 Manfrotto 475B – Photo tripod
1 Manfrotto 410 – Geared Head
1 Manfrotto 547B – Video Tripod
1 Manfrotto 701HDV – Video Head
1 Manfrotto  MBAG100 – Tripod bag
1 Manfrotto 269HDB-3U – Look out tripod-stand

Stativi

3 Manfrotto 1004BAC – Black Alu Air Cushioned Stackable stand
4 Manfrotto 003 – Backlite Base
4 Manfrotto 156BLB – Black Alu Low Mini Pro Stand
4 Manfrotto 001B – Black Alu Nano Stand
1 Avenger A0010 – Steel Baby Stand
1 Manfrotto 022 G-PESO – Counterweight
1 Manfrotto 023 L-PESO – Counterweight
1 Manfrotto G300 – Sand Bag

Century Stand e controllo della luce

2 Avenger A2016D – C-Stand 16 Detachable
1 Avenger A2022D – C-Stand 16 Detachable
3 Avenger D200 – Grip Head
2 Avenger D250 . Gag Gobo
2 Avenger D500 – 20″ Extension Grip Arm
2 Avenger D520 – 40″ Extension Grip Arm

1 Avenger I1010 – Meat Axe Flag 30×36″/75x90cm . Black Cloth
1 Avenger I1021 – Cutter 18×48″/46x120cm . Black Cloth
1 Avenger I1031 – Floppy Cutter 24×72″/60x182cm . Black Cloth

Butterfly Modular Frame System

1 Avenger Modular Frame Set –  20×20 – 6,10×6,10 mt
6 Avenger tubes 4×4, 122×122 – with balancing accessories for background
4 Avenger A3043CS – Overhead steel stand 43 with bracked wheels

Accessori

4 Manfrotto 143N – Magic Arm
9 Manfrotto 035 – Super Clamp
4 Manfrotto 386B – Nano Clamp
8 Manfrotto 271 – Panel Clamp
2 Manfrotto 171 – Mini clamp
8 Manfrotto 013 – Adapter Spigot

Altra attrezzatura

8 Arri Junior 1000 – Fresnel Spot Light
2 Lastolite foldable panels

Preparazione del materiale prima della partenzaIl check up dell’attrezzatura pima della partenza

Qui sotto la sequenza di montaggio del Butterfly a Castiglione

 

My crew at Castiglione
Il mio staff a Castiglione: Francesco Piras, Andrea Cracco, Pietro Bianchi and Moreno Zanardo

Vai alla pagina di Manfrotto
Manfrotto Website | Lesson 1 – How to shoot cars and big reflecting objects on location >

 

Leggi tutto sull ‘International Bugatti Meeting 2009″
Bugatti International Meeting 2009 – Maremma | The Blog >

Leggi altri articoli sulla Bugatti
Divina Bugatti, storia di un capolavoro della meccanica >
Bugatti Type 41 Royale | Coupè Napoleon >

 

Non solo Bugatti – Non solo automobili

Uso stessa metodologia operativa, Butterfly e schemi luci similari per molti altri lavori. Qui sotto una breve galleria.

Ferrari F40 by Ferrari  e Ferrari F40by Bburago, schema luci 2 con una miscela molto sofisticata di luci di modellazione e di riempimento.

Camera:Plaubel 4×5 – Lens: Rodenstock Makro Sironar  300- 12 sec. f 45- Film: Fuji 64T

Mercedes SL300 con classico schema 2. Per tutte le foto ho usato l’Avenger Butterfly Modular Frame.

Camera: Plaubel 8×10″ – Lens: Rodenstock Makro Sironar  300 – 12 sec. f 45- Film: Fuji 64T

Lo stesso schema luci è utile non solo per le automobili. Qui sopra, la linea completa di modelli 1:8 della Pocher di Rivarossi: Come potete vedere dalle dimensioni delle mani, il set era molto grande. The same light scheme is good not only for cars but also for big reflecting objects.
Sotto, l’armatura appartenuta a Wolf Dietrich von Hohenemens, capo dei lanzichenecchi (1507-1538) , conservata al Wien Kunsthistorisches Museum

Sopra: Camera, Plaubel 4×5 – Lens: Schneider Symmar 240- 18 sec. f 64- Film: Fuji 64T
Sotto: Camera, Linhof Technika 4×5 – Lens: Schneider Makro Symmar 180- 1/125 f 45- Film: Fuji Velvia – Flash Hensel

 

 

Subscribe to our list

Archives